Attualità
Aspettando Vinitaly. Curiosità sui sentori nel vino
Tra i temi di Aspettando Vinitaly – anticipazioni e/o riflessioni su ciò che accadrà in fiera dal 6 al 9 aprile – propone un simpatico “reportage” sui sentori nel vino, effettuato tra i palati più famosi d’Italia:
- i sommeliers Luca Gardini, Luca Martini e Adua Villa;
- i critici Eleonora Guerini (Gambero Rosso), Gigi Brozzoni (I vini di Veronelli), Fabio Giavedoni (Slow Wine), Enzo Vizzari (L’Espresso), Franco Ricci (Bibenda), Luca Maroni (Annuario dei Migliori Vini Italiani).
Sono emersi, tra i sentori più curiosi: cipria e sesso sfrenato; Coccoina e gambo di ciclamino spezzato; benzina o canfora; figurine Panini o porro cotto; fiore bulboso o carruba birmana; per giungere al vino che ricorda David Bowie.
L’incipit del reportage recita: “Il primo fu, neanche a dirlo, Luigi Veronelli, gettando scompiglio per l’idea che il vino «non fosse solo vino» e per l’assoluta libertà di linguaggio che si può usare nel descriverlo”.
Non viene tuttavia precisato cosa gettò scompiglio: dopo aver assaggiato lo champagne Krug Vintage Brut Millèsime 1976, Veronelli scrisse “bouquet maschio, diretto ed elegante; netto e malizioso, e conturbante, sentore di sperma” (traduzione politically correct: sentori di fiori di tiglio e di castagno caldi).
E nemmeno perché gettò scompiglio: si ribellarono sia gli enologi, i quali non accettavano che il vino “non fosse solo vino” appunto, sia i sommelier, impauriti da un lessico libero, fuori dagli schemi e non codificato.
Liquido seminale a parte, Veronelli individuò la “pipì di gatto” per il Sauvignon, il “dolce non dolce” per il Picolit, la “mammola e, più rilevato, il giaggiolo” per il Monte Vertine, la “delicata nuance di mandorla non amara” per il Soave,
l’“incenso sfumato” per il Tignanello, solo per fare alcuni esempi.
Gian Arturo Rota
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