Casa Veronelli

Luigi Veronelli

1961. I vini d’Italia. Il primo libro e la prima intervista

1961. Esce il primo libro di Veronelli come autore di altro editore: I Vini d’Italia (Canesi).
Seguono interviste. La prima è di Radiosera del 22 gennaio, poi ripresa dal Corriere Vinicolo del 5 febbraio.
Ecco il testo, da cui si evincono i temi delle sue future, fondamentali battaglie:

D. Rosso o bianco? Frizzante o tranquillo? Da antipasto o da dessert?
R. Ecco, con il mio libro intendevo chiarire queste ed altre domande che circondano i duemila vini italiani.

D. Dunque Veronelli, lei ha già detto che i vini italiani sono duemila?
R. Guardi, sono duemila; novecento hanno un loro proprio nome; gli altri millecento non hanno un nome, sono anonimi.

D. Veronelli, strada facendo, nelle sue ricerche per poter scrivere il libro, lei si è divertito qualche volta a dare nome e cognome a questi vini?
R. Mi sono sempre liberato così: ho dato a ciascun vino il nome del paese che lo produce, e dovrebbe essere sempre così.

D. Comunque, i duemila vini che lei ha descritto sono naturalmente tutti catalogati nel suo libro; come sono stati catalogati?
R. Per ciascun vino ho dato il colore e il profumo; il profumo e l’aroma, il bouquet insomma. Oltre a questo ho descritto molto largamente il sapore.

D. Dobbiamo credere che lei ha degustato tutti i duemila vini italiani?
R. Si, li ho bustati tutti; naturalmente in un periodo piuttosto lungo, in una decina di anni. E’ stata una esperienza molto piacevole.

D. Qual è il vino italiano più profumato?
R. L’Anghelo Ruju, di Alghero.

D. E quello che dà maggior ebbrezza?
R. Il Brunello di Montalcino; è addirittura considerato un vino galante.

D. Naturalmente non possiamo dire le caratteristiche dei duemila vini italiani, e pertanto le facciamo una domanda generale: l’Italia ha buoni vini?
R. L’Italia produce in discreto numero buoni vini; potrebbe però, con le uve che ha, con il clima, con il terreno, produrre dei vini ottimi, migliori di quelli che produce.

D. Veronelli, senta: l’Italia ha duemila tipi di vini; perché si ricorre nonostante la grande quantità di tipi, ancora alle sofisticazioni?
R. Guardi, non si ricorre alle sofisticazioni; esistono le sofistificazoni ma in un campo molto limitato; piuttosto parlerei di abusi. Troppe volte in Italia chiamiamo i vini di altre zone con nomi pregiati. Sono vini ottimi, ma non dovrebbero presentarsi con nomi differenti dai loro.

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Rubriche per immagini
  • “Vivere frizzante”
  • Quando i panini sono buoni…
  • Sulla patata di Martinengo
  • “Vieni in Italia con me”. Di Massimo Bottura
  • Guida Vinibuoni d’Italia 2015. Dedicata a Veronelli
  • Guida al vino critico 2015. Di Officina Enoica