Casa Veronelli

Luigi Veronelli

Veronelli nientepopodimeno che sul New York Times

Eric Asimov, giornalista del New York Times, cura una rubrica chiamata The Pour (letteralmente, colui che versa; in senso figurato, che dispensa storie, racconti).

In un suo articolo ha parlato dei blog americani sul vino e ha segnalato, tra i più interessanti, il Do Bianchi di Jeremy Parzen. Parzen scrive di aver trovato e letto il Catalogo dei Vini d’Italia di Luigi Veronelli, pubblicato nel1983 da Giorgio Mondadori, e di essere rimasto folgorato dalla lettura della prefazione, tanto da definire Veronelli

l’architetto più importante della corrente che ha determinato la rinascita del vino e del cibo italiani”, e il libro “una delle prime grandi e moderne enciclopedie sul vino italiano”.

Folgorato perché lo considera un documento fondamentale sulla storia e lo sviluppo della barrique in Italia e sul cambiamento che essa ha determinato nel mercato.

Anche Asimov si sofferma sull’argomento barrique:

Quel che rende l’opera veronelliana così interessante è l’invito ad enologi e produttori italiani all’uso della barrique per l’affinamento dei propri vini. Per capire le ragioni della straordinaria influenza del suo pensiero è importante ricordare la situazione dell’enologia italiana di 25 anni fa. Prima di allora, vino significava Francia. Altre zone di produzione, come la California ad esempio, erano in crescita perché seguivano le tecniche francesi. L’Italia, invece, nonostante la sua storia secolare nella produzione di vini, non sapeva farsi rispettare e rimaneva, sul piano della viticoltura e della scienza, dietro la Francia.
Angelo Gaja
la pensava come Veronelli e piantò cabernet sauvignon; non lo fece perché amava quest’uva, bensì perché solo attraverso la realizzazione di un grande Cabernet, invecchiato in barrique, avrebbe dimostrato al mondo intero che anche l’Italia era capace di grandi cose. E lo ha dimostrato!
Questo fatto spaccò tuttavia l’Italia enologica in due: modernisti e tradizionalisti.
Fu proprio Veronelli a mediare e a dare le corrette indicazioni: raccomandò un uso intelligente e non indiscriminato della barrique; la barrique era una delle possibilità di miglioramento (non valida per tutti i vini, solo per i grandi); prima venivano la conoscenza della terra, la scelta dei vitigni giusti, la cura della vigna, la riduzione delle rese per ettaro.
Proprio grazie a questi insegnamenti e alla forza di alcuni eccezionali produttori (sia tradizionalisti sia modernisti), l’Italia ha fatto incredibili passi in avanti.

N.B. Che orgoglio per noi, il ricordo su una testata così prestigiosa.
Ringraziamo sia Eric Asimov sia Jeremy Parzen.

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2 Comments

  1. Antonellaott 8, 2012 at 19:14Reply

    Meritatissimo.

    • Gian Arturo Rotaott 8, 2012 at 19:28ReplyAuthor

      Sembra sin troppo facile, per me, confermare le tue parole.
      Grazie, però.

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