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“Vieni in Italia con me”. Di Massimo Bottura
Non conto numerose – alcune di persona alcune epistolari – le mie occasioni d’incontro con Massimo Bottura.
Nessuna tuttavia, banale.
Il cuoco, l’ho esaltato nella guida I Ristoranti di Veronelli già nell’edizione 2005.
Dell’uomo ho apprezzato alcuni gesti, all’apparenza minimi, che mi hanno dato idea dello spessore.
Se Massimo è arrivato dove è arrivato, e non credo si senta arrivato, penso derivi dal fatto che cuoco e uomo in lui abbiano sempre marciato in parallelo.
Ora esce il suo libro-testimonianza, Vieni in Italia con me (versione italiana dell’originario Never trust a skinny Italian chef) edito da L’Ippocampo (Phaidon – casa editrice di calibro internazionale, lo stesso calibro di Massimo – per l’edizione inglese).
Raffaella Melotti, delegato Fisar Bologna, me ne ha proposta – l’ho accolta con gioia – la sua recensione.
Gian Arturo Rota
Niente è impossibile nella vita, così come in cucina.
Il mondo di Massimo Bottura
Vieni in Italia con me di Massimo Bottura non è un semplice libro di cucina, è il racconto di un sogno vouto e realizzato.
La storia di un uomo, di un cuoco, un racconto che ci può insegnare tanto perché esempio di chi è arrivato lontano sentendosi sempre a casa.
Uno tra i più grandi talenti italiani, con questo libro e la sua esperienza, ci stimola a pensare in grande.
Una storia narrata con parole quotidiane, in cui traspare l’umiltà ad apprendere senza soluzione di continuità; si comprende il suo estro, l’ingegno, la passione, l’ironia del gioco nello sperimentare situazioni di vita che trovano la rappresentazione nella sua cucina e nei suoi piatti.
Le sue creazioni sono la sintesi di vissuti e ricordi. Lo sfondo sono le radici modenesi, le tradizioni culinarie familiari e le vicende della sua infanzia, la sua voglia di cambiare per rinnovarsi.
Si coglie come creda nella conoscenza quale strumento di crescita; nella coscienza quale modo per arrivare ad obiettivi sani e condivisi; nella responsabilità individuale e collettiva per guardare oltre al ‘puntino’ (l’Osteria Francescana nasce proprio da un semplice puntino: “Un importante collezionista aveva chiesto all’artista Gino De Dominicis di fargli un ritratto. Dopo mesi di corteggiamento, De Dominicis finalmente accettò… Allora De Dominicis prese un pennello e disegnò un punto al centro della tela. ‘Ecco il suo ritratto è pronto’. Lo sguardo del collezionista andò dalla tela all’artista, e questi gli disse. ‘E’ lei, visto da dieci chilometri di distanza”.
Puntino quale metafora della sua cucina connubio di semplicità, di tradizione in continua evoluzione, tradizione vista da dieci chilometri di distanza.
Non dobbiamo fermarci a ciò che sembra, ma arrivare a comprendere oltre l’apparente, perché solo se crediamo in noi collocandoci nell’alveo del nostro piccolo, possiamo arrivare e diventare ciò cui aspiriamo.
Per Massimo il caos non esiste e diventa caso, grazie alla volontà di riordinare fatti alla luce di episodi casualmente accaduti nella vita quotidiana che poi rilegge nelle sue creazioni.
Quello che Massimo è ora – un cuoco e una persona di successo – lo deve alle persone, ai luoghi, ai viaggi, soprattutto agli apprendimenti rielaborati con i propri occhi, mani e cuore.
Ci troviamo di fronte ad un libro espressione all’unisono di una cucina con perno nella tradizione in incessante divenire e la comunicazione di un messaggio stimolante e positivo,
Massimo Bottura ci ricorda che proprio la comunicazione di ciò che si fa e di come si fa, al giorno d’oggi è fondamentale.
Raffaella Melotti
Vieni in Italia con me
Di Massimo Bottura
Phaidon/Ippocampo
39,90€
www.ippocampo.it
Tagged cibo, cucina, massimo bottura, modena, ricette