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10 luglio: notte bianca della cultura e del turismo. Su Twitter

    


cielo2010

UNA NOTTE BIANCA PER RESTITUIRE ALLA CULTURA LA SUA RADICE

L’amica Anna Bonaccorsi – che ringrazio della segnalazione – mi informa della Notte Bianca digitale, sulla cultura e sul turismo, il 10 luglio su Twitter, da mezzanotte alle 6.
E’ organizzata da #invasionidigitali, un movimento che “fa” (e bene) per la co-creazione del valore cultura e per la promozione culturale in senso partecipato (per informazioni: insopportabile.wordpress.com)

Precisa Anna: “basta un account twitter e utilizzare l’hashtag ufficiale dell’evento #NotteBiancaTw, associandovi l’hashtag dell’argomento che state condividendo, specificando il genere. Ad esempio, #NBTWpoesia, se parlate di poesia, #NBTWmusica, se parlate di musica e via così…
Perché prendere parte alla #NotteBiancaTw? Secondo me, almeno.
Per restituire (cercare di) alla cultura il suo significato. La sua radice intima, che ha senso attivo e concreto.
Per cogliere questa radice, occorre fare un breve viaggio nel profondo della parola cultura.
Deriva dal verbo
còlere, che significa coltivare in senso letterale e, in quello lato, avere cura, trattare con attenzione.
Interessante è che cul-tura deriva da un participio futuro che indica qualcosa che è imminente, in procinto di avvenire.
Quanto alla radice presente nel verbo còlere, sembra fatta apposta per piantare nella parola un senso dinamico.
La ritroviamo con coerenza in molte parole di diverse lingue indoeuropee: nel greco
kyklos (cerchio), nell’inglese wheel (ruota) e nel latino còlere, nel suo significato originario di girare la terradissodare.
La cultura è nata quindi da un verbo attivo“, dice Massimo Angelini nel suo libro Dalla cultura al culto, a cui rubo le precedenti considerazioni. Perciò, sostiene Angelini, la cultura non è fine a se stessa e su se stessa non si ripiega.
Non va confusa con l’erudizione o con un’accumulazione di dati.

L’intento, chiosa Anna, non è certo dimostrare che un tweet sia cultura, è una discussione che lascio ad altri più autorevoli. Tutti possono parlare di cultura, possono pretenderla, reclamarla, proteggerla, diffonderla, trasmetterla.

Condivido in toto le considerazioni di Anna e di Massimo Angelini su cosa potrebbe essere cultura.
Si partisse dagli asili (anche nido) a raccontarla, spiegarla, attraversarla, viverla…
Mia riflessione: l’ego, l’eccesso di ego, e il pregiudizio (tutti ci caschiamo), sono gli avversari primi di cui dobbiamo spogliarci, per farla davvero, la cultura.
Cultura, per me, equivale in primis ad ascolto; l’ascolto (accoglienza del sapere dell’altro), insieme allo scambio (di conoscenze, esperienze, emozioni), credo sia una pre-condizione, che libera dall’ego e dal pregiudizio e predispone a relazionarsi su un piano paritario.
Gian Arturo Rota

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