Attualità
Bella intervista su Punto Magazine
Lo scorso 26 giugno, nell’ambito della IV Festa del Cuoco, ho presentato il libro a Civitavecchia (all’aperto, sul porto, davanti alla famosa fontana in travertino del Vanvitelli; gran bel contesto!).
Tra il pubblico, Fabrizio del Re e Catia Minghi, direttore lui e redattrice lei, di Punto Magazine, periodico di enogastronomia focalizzato sul comprensorio nord di Roma.
Hanno voluto un’intervista su Gino. Una non banale intervista mi piace dire (più articolata, come sempre avviene, di quella pubblicata), con domande precise ma da cui possibile risalire alle sorgenti del pensiero veronelliano. Li ringrazio.
(Gian Arturo Rota)
D. Luigi Veronelli, l’enologo più famoso ed eclettico d’Italia. E’ stato un precursore dei tempi, il primo a parlare delle De.Co. (denominazioni comunali). Chiunque oggi operi nel mondo del vino ha un motivo per ringraziarlo.
Ci chiediamo: cosa avrebbe detto Veronelli nei confronti dell’ultimo scandalo internazionale sulla vendita del kit per il vino fai da te?
R. Veronelli ha vissuto uno scandalo tremendo, il metanolo nel 1986, e lo ha liquidato con velocità: “siamo di fronte a dei criminali che non c’entrano nulla col mondo del vino; e, in quanto responsabili di crimini che hanno portato alla morte molte persone e all’invalidità permanente tante altre, vanno perseguiti come tali”.
Allora come adesso, avrebbe difeso il mondo contadino, perché ha sempre creduto che nella realtà contadina non esiste il concetto del falso ma solo del vero, della fatica e del rispetto per la terra che si lavora. Tutto il resto è condizionato dagli interessi, addirittura da propositi omicidi com’è avvenuto per il metanolo.
D. Ci riferiamo nello specifico all’utilizzo di latte congelato nella produzione della mozzarella di bufala.
R. Già alla fine degli anni 50 lui si era battuto perché non esistevano delle leggi sulle denominazioni di origine.
Allora i politici lo ascoltarono e legiferarono. Quando le leggi furono promulgate, Veronelli s’arrabbiò ancora di più, dato che si era reso conto che erano state pensate solo per la grande industria.
Mutatis mutandis, nelle industrie alimentari sostanzialmente è avvenuta la stessa cosa. Leggi nazionali ed europee che favoriscono gli interessi dei grandi e che fingono di operare in favore delle produzioni di qualità.
Le parole “piccolo, artigiano, contadino”, io non le sento pronunciare da nessun politico e quindi mi pare un’equazione molto semplice: le leggi si studiano condizionati dalle pressioni che arrivano da un mondo che è quello industriale, delle multinazionali, che deve necessariamente difendere i propri interessi ed è capace di mettere il legislatore nella condizione di non fare le cose per bene.
Veronelli ha stimato due ministri dell’agricoltura, che ha conosciuto personalmente: Goria e Mannino.
Il primo ha fatto un buon lavoro per la preservazione dei valori agricoli italiani; il secondo avrebbe voluto farlo ma non gli è stato permesso. Addirittura avrebbe voluto Veronelli nella squadra di lavoro, forse proprio per questo l’hanno bloccato.
Quanto all’attuale ministro, non avendolo conosciuto, forse lo avrebbe visto con simpatia in quanto donna.
D. Volendo chiudere con una battuta d’effetto sul vino, le chiediamo che cosa rappresentava il vino per Luigi Veronelli, lui che agli astemi diceva: “dalla vostra malattia si può sempre guarire“?
R. Ricordo un’intervista quando sorsero e si affermarono sul mercato italiano i vini in tetrapak; al giornalista che gli chiese cosa ne pensava, Veronelli rispose: “Io non ne penso né bene né male, semplicemente io mi occupo di vini“.
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