Attualità
Il vino naturale esiste?
Chi ha letto il post precedente (31 maggio), ricorderà che ho scritto di un convegno dedicato ai vini naturali, svoltosi a Cagliari (il primo del genere in Sardegna), organizzato da Accademia del Terroir. Titolo:
“Il vino naturale, esiste? Differenze tra il vino convenzionale, biologico, biodinamico e naturale”
Io sono stato tra i relatori e ho parlato del ruolo di Luigi Veronelli nella “salvezza” e nell’affermazione del mondo contadino, quindi dei prodotti artigianali e individuali, contro la previsione – metà anni 50 – di un mercato dominato dall’industria, quindi dai prodotti di massa e standardizzati.
Non per caso, Alessandro Dettori (produttore sassarese) e Gianluca Murgia (proprietario del ristorante Sa cardiga e su schironi di Capoterra, ove l’incontro si è svolto), anime di questo incontro, ha voluto utilizzare, quale spunto di riflessione di partenza, il celeberrimo aforisma veronelliano:
“Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’ìndustria”.
Proprio nel mondo contadino ha origine quel rapporto di amore per la terra da cui il rispetto per la stessa (conformazione, vocazione, tempi).
Proprio dal mondo contadino deriva la presa di coscienza dell’importanza della terra, dell’agricoltura sana, e della necessità di prodotti buoni e genuini.
Veronelli è stato colui che ha plasmato, con un impegno senza respiro, la formazione di tale presa di coscienza, e alimentato, con parole e azioni anche dure, la convinzione a lavorare per la qualità e per un’agricoltura vincente.
Quanto alla questione vini naturali in sé, voglio ricordare alcuni passaggi dell’intervento di Giovanni Bietti, compositore, musicologo, giornalista e autore di guide sui vini naturali:
“Il vino naturale in sé per sé non esiste, c’è sempre il frutto della manipolazione dell’uomo. Per conseguenza, non esiste nemmeno una regolamentazione, tanto che non si può scrivere la dicitura in etichetta…”
Cosa si intende allora con quella dicitura? “Si tratta certo di vini meno manipolati rispetto a quelli da viticoltura convenzionale, più salubri (anche se la salubrità non è “misurabile”, in quanto la legislazione vigente impone di indicare non tutti i componenti, bensì solo la presenza dei solfiti), più generosi e digeribili, più fatti per accompagnare il cibo”.
Inoltre, in epoca di calo di consumi, di nuova sensibilità ecologica e di problemi climatici con annate sempre più calde, “i vini naturali si collocano nella direzione di rispetto e sostenibilità dell’ambiente, da che il contadino che sceglie di produrre con questa modalità, anziché intervenire con la chimica (pesticidi, fertilizzanti, diserbanti, contro appunto l’ambiente), adatta le proprie azioni, il proprio lavoro in modo da entrare in sintonia con la natura e da generare un rapporto virtuoso, con l’utilizzo di prodotti e metodi naturali”.
Mentre sulle esperienze in biodinamica, l’intervento di Stefano Bellotti, Cascina degli Ulivi di Gavi, tra i più vecchi ed esperti viticoltori in Italia, nonchè presidente italiano di Renaissance des Appellations, associazione di vignaioli di tutto il mondo fondata da Nicolas Joly. Imperioso il suo incipit:
“Orgoglio contadino, ai contadini non interessa il disciplinare, i prodotti di aggiunta non sono necessari”.
E poi:
“L’Agricoltura è un gesto di amicizia tra creato e uomo; in questa dinamica, l’uomo si evolve allontanandosi dalla bestialità, mentre le colture e l’ambiente si raffinano. Non bisogna aggredire la natura.
La Biodinamica è un ciclo chiuso, nel senso che si produce tutto in azienda. Il prodotto finale deve avere infatti totale tracciabilità.
Nutrire vuol dire nutrire anche l’anima. La biodinamica favorisce una creatività umana costruttiva e non distruttiva. Ad esempio: le vigne da produzione industriale hanno radici che si misurano in metri, sono come simulacri, non fissano il carbonio e non capacità di fotosintesi. Quelle da metodi naturali si misurano in metri; le vigne industriali. I preparati biodinamici fanno tenere alla pianta risultati in 4/5 anni.
La Biodinamica è sostanzialmente coscienza.”
Tagged accademia del terrori, biodinamica, biologico, cascina degli ulivi, giovanni bietti, guide vini, luigi veronelli, nicolas joly, renaissance des appellations, stefano bellotti, vini naturali
Alessandro Dettorilug 12, 2012 at 22:38
Caro Gian Arturo, la tua presenza ed il tuo intervento hanno dato caratura al Convegno.
Molti parlano di Gino ma non lo hanno mai conosciuto e sopratutto non lo hanno mai letto ne compreso.
Se oggi si parla e si discute di vino lo si deve a lui.
arturolug 13, 2012 at 20:52Author
E’ solo un bene che si parli di lui. Più avviene più aumenterà la dimensione della memoria su di lui.
Lui ha innescato tutto del/nel nostro campo.
Ciascuno che ama il vino e il cibo può, se vuole, riferirsi a lui.
Sarà una gran bel fatto l’uscita del libro – questione di un paio di mesi -, il primo su di lui. Come sai, autori io e Nichi Stefi, editore Giunti. Grazie, Alessandro.
Aldinolug 17, 2012 at 22:39
per ragioni di lavoro e di interesse personale ho visitato il SIMEI di Milano nel dicembre 2011 e mi ha colpito profondamente vedere che gli stands più grandi, quelli con dimensioni esagerate, quelli con un’architettura e un’arredamento più lussuosi, quelli che offrivano il cibo e le bevande più ricercate, quelli con le hostess più eleganti e magari anche più carine o comunque più intriganti, quelli, che hanno affrontato spese enormi per esporre i loro prodotti alla fiera delle attrezzature per la produzione del vino erano le multinazionali che “fabbricano” sostanze .anche naturali, per carità, ma sicuramente di derivazione OGM, per produrre, aggiustare, invecchiare, ringiovanire e far fare al vino, un prodotto estremamente naturale, un percorso guidato imposto dal mercato. Ciao Arturo, ci sentiamo.