Attualità
Intervista impossibile a Veronelli. Parte prima
Nella serata Il vino è il canto della terra, dello scorso due febbraio al Teatro Sociale di Bergamo, un momento di autentico spettacolo è stata L‘intervista impossibile a Veronelli, testo di Nichi Stefi (autore e regista, dal 1979 responsabile di tutte le trasmissioni televisive di Veronelli).
Un botta e risposta con l’attore Gaetano Amato, posizionati, l’uno sul lato destro l’altro sul lato sinistro, nel secondo anello dei palchetti (detti barcaccia) prospicienti il palcoscenico; le loro voci, calde e vivide, a fluttuare tra la platea, e il bicchiere di vino, accanto al leggio, quale “garante” della performance. Omar Pedrini, di tanto in tanto, ad accennare, ma in modo lieve, qualche accordo di chitarra.
Nichi a interpretare se stesso (domande fatte con l’ironico distacco, che poi è vera partecipazione, di chi conosce bene la “materia”), Gaetano nei panni – bravo, mica facile, soprattutto a non darne una lettura mitizzante – di Veronelli.
La spezzo in due parti. Ecco la prima:
N.: Ciao Gino. Sono passati quasi dieci anni da quando ci siamo visti l’ultima volta.
Qui sono successe un casino di cose, e non tutte belle.
In Italia c’è una crisi totale, ma non solo in Italia.
Finanziaria, economica, sociale, e quel che è peggio anche morale. Ed io qua, a chiedere come al solito il tuo consiglio.
G.: Ecco! Siamo alle solite! Non sono un maestro, dovresti saperlo…
N.: Lo so, lo so, sei un notaro…
G.: Certo, un notaro! Io annoto, documento, e riferisco, ma soprattutto penso. Non ho ricette valide per tutte le stagioni. Lo hai scritto anche tu con Arturo, che sono un filosofo, soprattutto un filosofo. A proposito: grazie per quel libro su di me. Mi faceva incazzare che in nove anni non ne uscisse nessuno. Comunque l’ho letto volentieri.
Qui all’inferno, ma forse dovrei dire agli inferi, si sta bene: non sono nell’inferno dantesco, sono in un posto bello, credo sia l’inferno degli anarchici.
N.: Comunque un inferno, non un paradiso.
G.: Ovvio! Anarchico è chi si assume le proprie responsabilità, quindi io ho scelto l’inferno.
Il mio inferno, con montagne sullo sfondo, colline ricoperte da vigne, belle vigne tenute bene; e poi i libri, la mia biblioteca e la mia cantina.
Non mi manca nulla. E sai qual è la sorpresa più bella? … Ci vedo!
N.: Dicevi che ti mancava la vista soprattutto perché non riconoscevi il volto degli amici, ma lì però non hai amici…
G.: Come no! C’è Giacomo Bologna, il santo protettore della Barbera, e ‘l Giuan, detto Brera, sempre arrabbiato col mondo, ma solo a parole. L’altro giorno ho visto perfino Francesco, Francesco Arrigoni, sapessi che gioia sapere che è qua, vederlo arrampicarsi per pareti scoscese…
N.: Scusami, capisco i tuoi sentimenti, ma ti ho chiesto un consiglio…
G.: Ci arrivo, calma. Posso solo raccomandarti di pensare con la tua testa. Se mi chiedi un consiglio posso darti solo questo, come sempre. Sperimenta, prova e pensa.
E non dire mai che siete in crisi. Ti ricordi la risposta di Galbraith a Pirani?:
“Lei mi chiede della crisi italiana? Guardi, io penso alla sua Patria e vedo: la bellezza, la cultura, le vestigia antiche, importanti come in nessun altro luogo del mondo, l’agricoltura e il turismo. Se siete in crisi, siete colpevoli”.
È così.
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