Attualità
Le Murge e Matera: “shock” estetico
Ho partecipato, un paio di settimane fa, a Murgiamo 2014, manifestazione divisa tra Puglia e Basilicata, capitanata da Vittorio Cavaliere. Vittorio è tra coloro, pochi, che Gino Veronelli chiamava, con affettuosa stima, “miei missionari del vino“. Non sbagliava mica Gino e Vittorio continua ad esserlo, missionario, con una partecipazione alle cose e una generosità d’animo persino maggiori.
Insieme a lui, una bella squadra, dalla famiglia (moglie Anna in primis), ai collaboratori a chi, insieme a lui, ha pensato, costruito, gestito l’evento: persone, tutte, motivate e di qualità.
Vittorio Cavaliere
Ho vissuto due dei quattro giorni di Murgiamo.
Nelle Murge sono ritornato dopo anni, a Matera messo piede per la prima volta.
Due contesti – per motivi diversi – di stupefacente bellezza. Di qui, l’espressione shock estetico.
Le prime terra su terra su terra, oliveti (in qualche tratto, bosco) e masserie ad interrompere la sconfinata
distesa ora brulla, ora gialla, ora verde.
La seconda, per i famosissimi Sassi (sasso Barisano e sasso Caveoso), l’antico insediamento (a ridosso di burrone) che mammano cammini verso il centro storico cittadino, ti appare all’improvviso e che, nella sua inimmaginata compattezza urbanistica, ti lascia senza respiro.
Ma te ne lascia ancora meno, al pensiero che sotto quell’urbanizzazione esiste l’impressionante circuito di grotte, sin dalla preistoria abitate e che nascondono tanti e tanti tesori naturali ed artistici.
Murgiamo, va da sè, è stata anche sosta in masserie (Cimadomo e Tordinebbia, entrambe a Corato, nel barese, una più affascinante dell’altra) e conoscenza di buoni cibi e vini, a testimonianza di una Puglia e di una Basilicata che vogliono essere protagoniste.
Masseria Cimadomo
Tra i prodotti, cito su tutti le conserve – marmellate, confetture, gelatine – di Divi conserve (via Traetta 17, Mariotto, Bari, 080/3736182; www.diviconserve.com). Tra le migliori mai assaggiate, mi hanno impressionato, oltre che per la raffinatezza organolettica, per la continuità di materia tra frutto e trasformazione.
Maria, la “severa signora Maria”, ne è l’artefice magistrale.
Gian Arturo Rota
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