Attualità
L’ottavo anniversario della sua scomparsa
SpiritodiVino, mensile per cui collaboro, mi ha chiesto di scrivere un ricordo su Veronelli in occasione dell’ottavo anniversario dalla sua scomparsa (cade il 29 novembre). Ripropongo qui sotto il testo integrale. (Gian Arturo Rota)
L’ottavo anniversario della scomparsa di Gino Veronelli assume – per me, 20 anni trascorsi con lui e oggi “custode” del suo poderoso archivio – un’importanza speciale.
Non per emotività e affetto, non misurabili nè ondivaghi, bensì per motivazioni (più) concrete, e non per questo meno ideali: il 2012 è un anno foriero di iniziative su di lui o a lui ispirate.
Perciò, il ricordo chiestomi dall’editore, è (suggestioni della numerologia a parte: 8 è della famiglia dei numeri concreti) sulla linea che Veronelli stesso, così poco incline alle celebrazioni, prediligerebbe:
io sono un pragmatico prammatico, insofferente d’ogni azione che non incida sulla realtà.
Naturale, persino giusto, potrebbe sembrare questo tributo. In teoria, nei fatti non proprio.
Ciò che avviene e mi auguro avverrà, è figlio – oltre che della lievitazione del tempo (l’attualità del Pensiero suo è impressionante e torna sempre più prepotentemente) e di una diffusa stima della sua Opera – di una mia feroce determinazione.
Chiedo scusa per l’autocitazione. Tuttavia: chiusa, dopo aver portato a termine gli impegni presi, la Veronelli Editore, mi sono dedicato alla (ri)sistemazione appunto dell’archivio, a partire da quanto era stato impostato, bene, in precedenza.
Due anni circa di ricerca e di lavoro silenziosi e pazienti, anche di “resistenza” ma che meno di esaltanti non riesco a definire.
Credevo di conoscerlo un po’ Gino, ed è un fatto certo innegabile, ma i documenti che ho ricomposto e quelli che ho trovato anche dove non immaginavo (Gino disordinato come pochi) mi hanno aperto un mondo e colmato dei vuoti, pur non in toto: un po’ di carte mancano, o perse in traslochi, o rubate per sbaglio.
Un lavoro, che tra l’altro non conosce mai fine, senza uno scopo prestabilito, se non di restituire al prezioso materiale ordine e, miei i criteri, logica; con la forte speranza di creare le condizioni per un serio utilizzo.
Speranza? Ricordo la scritta letta su un edificio romano: “se insisti e resisti raggiungi e conquisti”…
Eccole le iniziative più significative:
1, la giornata di maggio all’Università di Pollenzo, con il sostanzioso convegno Veronelli tra passato e futuro (intervenuti Carlin Petrini, Nicola Perullo, Cesare Pillon, Daniele Cernilli, Nichi Stefi e io) e una memorabile degustazione, condotta da Giancarlo Gariglio con “reverenza” e cipiglio insieme, di 8 (!) grandi vini piemontesi della cantina veronelliana (annate dal 1964 al 1978);
2, l’uscita ottobrina del primo libro su di lui, una sorta di biografia ma non convenzionale, autori io e Nichi Stefi, editori Giunti/Slow Food;
3, la mostra, a Borgo Antico San Vitale, in Corte Franca, sulle acqueviti, grappe in primis, (sempre) della cantina, a testimoniare il suo incisivo impegno anche su questo fronte;
4, la ripresa del Premio Luigi Veronelli, organizzato con le istituzioni bergamasche e con cerimonia di premiazione il 3 dicembre, durante la tre giorni di Pianeta Gourmarte, presso la Fiera cittadina.
Gian Arturo Rota
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