Attualità
Premio Luigi Veronelli 2014. Vincitori e motivazioni
da sinistra: Roger Stesto, Cesare Pillon, Giorgio Grai, Natasca Cernic e figlia, Andrea
Ferraioli (marito di Marisa Cuomo), Gian Arturo Rota
Nella sesta edizione del Premio Luigi Veronelli, l’edizione del decennale della scomparsa, la giuria ha deciso di puntare sulla categoria La Terra e di concentrarsi solo sulla figura dei vignaioli.
Tre i vincitori e tutti ex-aequo. A sentirli parlare – di Gino, di terra, di agricoltura – la conferma che le scelte della giuria – per quanto difficili considerata la rosa dei candidati, tutta di valore – sono state centratissime.
La cerimonia – caduta il giorno esatto della dipartita – è stata piena d’emozione ma non di amarcord.
Grazie a tutti coloro che hanno aiutato alla realizzazione e che hanno partecipato.
Gian Arturo Rota
Sullo sfondo, un fotogramma di Veronelli della trasmissione Star bene a tavola, 1989.
CATEGORIA LA TERRA
Il veterano: GIORGIO GRAI
Per aver anticipato di decenni, da sapiente e lungimirante enologo, molti aspetti della vitivinicoltura che oggi paiono quasi scontati, come la longevità di alcuni grandi vini italiani – soprattutto bianchi – da uve autoctone, in tempi in cui solo i più conosciuti vini rossi delle zone storiche o i cosiddetti tagli bordolesi godevano l’attenzione dei più.
Oggi, non più giovanissimo ma ancora tenace ed elegantemente polemista, Giorgio Grai continua a percorrere la Penisola come un ragazzo curioso e a credere nell’importanza sia nel rispetto del terroir sia in pratiche di cantina del tutto non invasive.
L’emergente: NATAŠA ČERNIC
Per avere deciso di investire il suo futuro, da giovine donna qual è, nella viticoltura. In un territorio difficile, quello del Carso, dominato da roccia e vento, spigoloso e pungente, e con vitigni complessi da allevare, vinificare, comunicare: vitovska, malvasia istriana, terrano.
Senza farsi intimorire e con ammirevole combattività, mostra grande personalità e sa trasmettere con passionalità la sua filosofia: tutta al servizio della terra, per nulla interventista, che lascia alle piante mature il compito di autoregolarsi. Caparbia anche nel far conoscere i tratti così singolari delle sue etichette.
La viticoltrice eroica: MARISA CUOMO
Per essersi resa protagonista, con il marito Andrea Ferraioli e in Costiera Amalfitana, di una viticoltura estrema, ove occorre ingegnarsi per strappare alla montagna le più piccole nicchie e poter – con difficoltà – coltivare la vite. Tanto d’aver obbligato la nostra “angela matta”, per citare Luigi Veronelli, a piantare le sue direttamente sulla nuda roccia a strapiombo sul Tirreno, poste su lembi di terreno costituiti da arditi terrazzamenti.
In questo contesto, Marisa Cuomo è riuscita anche a salvare dall’estinzione rare uve autoctone: fenile, ginestra, ripoli, biancatenera, biancazita, san nicola, pepella.
Fotografie di Chiara Veronelli.
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