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Veronelli e De Sade: processo a Varese

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Ringrazio il collega varesino Luca Conte che, nel numero 30 della Rivista della Società Storica Varesina, ha scritto, bene e ben documentato, il pezzo Veronelli e De Sade: processo a Varese.
Descrive una singolare vicenda italiana, iniziata nel 1957 e terminata nel 1961, protagonista Luigi Veronelli, negli anni della sua prima Veronelli Editore. Anni della pubblicazione di Storie, storielle e raccontini del marchese De Sade.
Libro che provocò, oltre che curiosità, scandalo, sequestro delle copie, processo per pornografia – assolti Veronelli e l’illustrator’illustre Alberto Manfredi nel primo dibattimento a Varese, condannato Veronelli in appello dalla corte di Milano a tre mesi di detenzione, poi amnistiato in Cassazione – e rogo pubblico (l’ultimo in Italia).

Vicenda singolare, scrive Luca, da che “I roghi dei libri hanno tristemente accompagnato la storia dell’uomo…
Lo scopo, semplice e terribile, è sempre stato quello di estinguere la storia, sterminare, nel presente, i portatori di malattie e infezioni ostili al sistema e, nel contempo, liquidare un soggetto…
E anche quando l’oscurantismo sembrava dimenticato, quando le dittature apparivano geograficamente lontane e i roghi di libri relegati alle pagine della fantascienza e della fantastoria, qualcosa di simile poteva accadere a Varese”.

 

storiestoriellee

Riproduco un passaggio della sentenza d’assoluzione:
“Se non può mettersi in dubbio il contenuto osceno che tutti i racconti e di alcune della storielle, deve però riconoscersi che i singoli racconti e le storielle sono scritte con delicatezza d’immagine, senza alcun compiacimento dell’osceno e con tanta sobrietà di linee, che, leggendoli, non si è affatto turbato da quel che vi si racconta, ma si sorride quasi compiaciuti delle frivolezze del racconto… E il loro esame convince subito che essi furono scritti non già a scopo pornografico, bensì per castigare i costumi dell’epoca alquanto rilassati…

E uno di quella di condanna:
“Nel caso in esame poi si tratta di rapporti contro natura, ai quali si allude con fraseologia sconcia di per se stessa, o mascherata in modo talmente grossolano, che la oscenità trapela da ogni parola, da ogni frase.
E non vi è dubbio che tali racconti, sia per il linguaggio usato, sia per la natura dei fatti narrati, feriscono il senso del pudore, della decenza ed i più intimi sentimenti morali…”

Due pesi due misure.

Vicenda terminata, chiude Luca,“proprio come, con involontaria e profetica ironia, i curatori del testo stessi avevano immaginato in una nota al lettore posta al termine del volume, invitandolo ovvero, qualora i racconti l’avessero annoiato, ad accettarne le scuse e a gettare nel fuoco il libro”.

Annoiato, si noti, non scandalizzato. Veronelli aveva deciso di pubblicare De Sade solo perchè interessato al suo amore per la libertà…

Gian Arturo Rota

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