Attualità
Veronelli un eroe? Direi proprio di no
Ho partecipato, come relatore, al convegno, lo scorso 5 dicembre all’università di Parma, “La riqualificazione dell’enogastronomia italiana grazie a Veronelli”, all’interno del Master COMET – Cultura Organizzazione e Marketing dell’Enogastronomia Territoriale del Dipartimento di Scienze degli Alimenti.
Un buon convegno, con una consistente partecipazione di studenti e con interventi che hanno aiutato i giovani presenti in aula, troppo giovani per averlo conosciuto, ad acquisire notizie in più su di lui (ovvero, aggiuntive rispetto ai contenuti del master sulla comunicazione) dalla voce di chi, a vario titolo, lo ha vissuto; oltre a me, ad esempio, hanno parlato Alfonso Iaccarino, Riccardo Illy, Donatella Cinelli Colombini, Paolo Tegoni (docente del master) e, organizzatore e moderatore dell’incontro, Guido Stecchi.
Conclusioni e saluto finale del professor Andrea Fabbri, docente della facoltà di Agraria e deus ex-machina, che mi hanno lasciato molto perplesso.
Premesso che ha precisato di non aver conosciuto Veronelli e di sapere poco di lui, ha definito Gino “genio e sregolatezza, e un eroe“, e aggiunto: “i geni e gli eroi danno la scintilla, ma poi – ricordatevi ragazzi – quel che conta è il lavoro giorno per giorno”.
Non ho potuto rispondere all’istante, perchè quello è stato il rompete le righe. Lo faccio da qui:
Caro professore, tutt’altro che eroe e genio e sregolatezza, Veronelli.
E’ uno che ha amato alla radice ciò che ha fatto e si è speso in toto; che ha sempre unito pensiero e azione; che ha affrontato i problemi con concretezza (proponendo anche possibili soluzioni); che ha lavorato sodo giorno (e notte quando serviva) per 50 anni, con un’esemplare applicazione quotidiana e metodica (lo posso dire per i miei 20 anni trascorsi con lui); uno infine, che ha sfidato il sistema e il potere perchè voleva, senza cedimenti utopistici, una società più giusta, nuova ed equa.
Un modello, per le giovani generazioni.
Gian Arturo Rota
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