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Vignaioli indipendenti: pronti alla disobbedienza civile

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Dall’1 gennaio i soci FIVI si autodenunceranno se non verrà modificata la norma
che impedisce di indicare nella comunicazione aziendale la regione di appartenenza.

 FIVI è pronta ad una azione forte per ottenere la modifica della norma nel Regolamento Europeo 1308/2014 (Art. 53 (Titolo III) e accolta dal Testo Unico della vite e del vino che, equiparando l’etichetta ai materiali di comunicazione aziendale, vieta alle imprese vitivinicole di riportare su questi ultimi il nome della propria regione.
Pronta dunque ad adautodenunciarsi, in violazione consapevole della legge: dall’1 gennaio 2015 i vignaioli lo scriveranno in grande evidenza sui loro siti aziendali.

La norma
FIVI ribadisce la necessità di distinguere, come non fa il legislatore europeo e di conseguenza quello nazionale, tra etichettatura vera e propria e informazioni equiparate all’etichettatura, per le quali il rischio di creare confusione nei consumatori è molto inferiore. L’interesse a proteggere dalle usurpazioni le DO e le IG non può portare al paradosso per cui, allo stato attuale, un’azienda non può indicare nei propri materiali di comunicazione (internet, brochure, cataloghi, etc.) la regione in cui ha sede.

Le sanzioni
Chi lo fa, è
passibile, se lo fa per una DO o una iG non prodotta dall’azienda, di sanzioni. Come accaduto in Piemonte, ad esempio. Ma tali pesanti sanzioni economiche nulla hanno a che fare con la vera tutela delle DO e IG italiane: un produttore di Barolo, quando indica come sede aziendale la regione delle Langhe in Piemonte, non usurpa né Langhe né Piemonte, semmai onora queste denominazioni.

Matilde Poggi, presidente FIVI: “È un’azione forte ma sentiamo il dovere di far sentire la nostra voce per tutelare gli interessi di tutti i vignaioli italiani. I nostri vini sono i portavoce delle zone viticole di tutta Italia, il frutto del nostro impegno quotidiano a valorizzare, promuovere e custodire il paesaggio, messaggi in bottiglia che parlano a tutto il mondo del nostro paese. Insieme a tutti i colleghi del comparto agroalimentare nazionale, siamo ambasciatori della nostra terra; come possiamo raccontarla al mondo senza nemmeno poterla citare?”
(a cura di Ufficio Stampa Fivi)

Il mondo va avanti ma non progredisce.
Tutto cambia niente cambia
Sembra di tornare indietro di anni, alle discussioni polemiche intorno alle prime leggi sulle denominazioni di origine.
Si vuole tornare indietro?
Nell’epoca dell’esigenza di chiarezza e trasparenza, si mischiano le carte proprio nella partita che dovrebbe fare chiarezza e trasparenza: la comunicazione.
Illogicità. O nuovi (si fa per dire) interessi da coprire?
Gian Arturo Rota

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