Luigi Veronelli
1961. “I Vini d’Italia”. Un libro programmatico
Si riproduce un estratto della prefazione a I Vini d’Italia, il libro – originale e assai bello – dell’esordio di Veronelli come autore, scritto per Canesi nel 1961.
Gi ià è evidente l’intuizione sul vino quale portatore di civiltà e “valore reale che ci dà l’irreale”.
[...] Ma a stabilirne l’essenza penso abbia maggior valore una costatazione: la civiltà cresce all’ombra delle vigne.
Quello che scrivo, con parole che vorrei quanto più possibile semplici, è già stato messo in rilievo da Panzini: «… dove Dioniso fa crescere la vite per il popolo, dal popolo crescono poeti e scienziati» e da Baudelaire «Si le vin disparaissait de la production humaine, je crois qu’il se ferait dans la santé et dans l’intelligence un vide, une absence plus affreuse que tous les excès dont on rend le vin responsable».Nella leggenda e nella storia troveremmo molte conferme. Un aspetto in particolare mi ha affascinato: il continuo legame che unisce il vino al concetto di libertà.
In ogni secolo il popolo riconosce nel vino uno dei simboli della sua emancipazione. Bacco è chiamato Lieo, Libero, e Platone asserisce: «Il vino riempie di coraggio il cuore dell’uomo e colui che più copiosamente avrà bevuto, di tante maggiori speranze sarà colmo e tanto più animosamente sentirà di sé e sarà pieno di libertà e di sapienza». [...]Sono questi i motivi per cui credo di aver fatto con questo mio catalogo, opera utile non solo per l’esbattement dei miei cari pantagruelistes, ma per tutti coloro che apprezzano le semplici cose, amano la libertà e non disdegnano quindi i naturali piaceri.
Il vino trasferisce la sua anima in chi lo onora bevendolo. [...]
Luigi Veronelli
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