Luigi Veronelli
Cocktails: il suo primo amore dopo la filosofia
In un viaggio nell’Alessandrino, nel 1975, per il Festival della grappa, Veronelli incontra Luigi Angelino, giornalista de Il Mercurio, cui rilascia alcune battute su Bergamo, sulla televisione, sulla grappa e sui dolci. (Gian Arturo Rota)
Luigi Veronelli abita a Bergamo Alta. Lì c’è anche la sua cantina: 43 mila bottiglie rappresentanti settemila qualità.
La scelta la si intuisce dalla sua Guida all’Italia piacevole:
“Troppe volte mi sono immerso nella sua luce e giocato nelle penombre, stretta la fidanzata contro i muri rotti, sbrecciati con solo un poco dell’antica malta tra i sassi…”
In parole povere, il nostro massimo giornalista-gastronomo è convolato a giuste nozze con una bergamasca.
Rapido sguardo sulla cucina della città di residenza:
“Con il mio arrivo i ristoranti han cominciato a qualificarsi”.
Per finire sulla fortunata trasmissione televisiva A tavola alle 7. Veronelli questa volta è modesto:
“Abbiamo un buon indice di gradimento ma è Ave Ninchi che è un mostro in bravura, ha una carica di simpatia innata; pensa che non legge neppure la scaletta della trasmissione; improvvisa tutto, è grande..”
Si parla di cocktail:
“Sono stati il mio primo amore dopo la filosofia…”
Il discorso scivola sulla grappa e si fa aulico:
“Sta succedendo quello che una volta capitava per la cucina: si imitavano i piatti francesi credendoli i migliori, in realtà erano più complicati. Così è nata la moda del cognac e del whisky. Ora con la cucina si è ritornati alle origini, alle cose semplici, recuperando nel contempo valori che andavano dispersi. Così succede per i liquori, la grappa dà il senso della casa.”
Passaggio in una nota pasticceria di Casale Monferrato, da Romolo Portinaro, il re dei krumiri; Veronelli vuole vedere il retro, si esalta al profumo degli ingredienti:
“Mio suocero faceva il pasticciere, è un profumo meraviglioso che mi porto dentro da anni”.
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