Luigi Veronelli
L’uomo più degno di amore. Il contadino, va da sè.
Non ho amore che per i buoni vignaiuoli.
Vedili ora, che si approssima la vendemmia. Si esaspera la volontà di fare. Ne dipende la bontà del vino; perdono il sonno, si fanno intrattabili.
Giorno e notte sono nelle vigne. Curano il piegarsi dei pampini verso il ceppo ed il colore che si fa pieno e trasparente nel grappolo (lo osservano contro il cielo).
Ne assaggiano gli acini, per cogliere l’insaporirsi e gli zuccheri. Ne provano al tatto l’elasticità.Se l’ora di vendemmia capita in tempi di soverchia siccità, o peggio, di molta umidità, li si sente anfanare su e giù per i filari. Non raccoglieranno senza qualche giornata di sole o la pioggia. Ne vendemmieranno bagnata, ma al punto in cui il sole l’avrà asciutta ma non fatta calda.
Quando tutte le strologature si sono fatte e avverate, allora – a luna decrescente, con vento secco di tramontana che favorisce la limpidezza, dopo le nove del mattino, a ciel sereno – è il gran giorno.L’aria attorno si è fatta di miele e ti inebria; l’afrore delle viti bruciate dal sole estivo si mescola al pieno aroma dell’uva.
Proprio la fedeltà a questi «segni» millenari fa del vignaiuolo l’uomo più degno d’amore.
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