Luigi Veronelli
“Piccola la vigna, migliore il vino”.
E’ del 2003 quest’intervista, pubblicata su Treviso c’è (mensile di attualità, cultura, costume, sport e gastronomia), realizzata da Carlo Mocci e centrata anche sui valori della terra trevigiana. Ma con Gino, quando si parla di vino e di cibo, non si parla mai solo di vino e di cibo.
Gian Arturo Rota
D. E’ sempre valido il piccolo, e perché?
R. Da anni scrivo “piccola la vigna, migliore il vino”.
Vaddassé, si tratta di un paradosso che, come sempre, contiene una bella porzione di verità. In primis perché il viticoltore che la cura può dedicare la maggior parte del proprio tempo e la volontà di un buon risultato.
D. Qual è il futuro del mondo-vino italiano (e magari della cucina)?
R. La crescente volontà da parte di ciascuno – e in particolare dei giovani – di una maggiore qualità della vita materiale – assicura il miglioramento dell’enologia e della gastronomia.
Sino ad oggi è stato il beneficio di pochi, ora diventa quello di tutti.
D. Qual è il rapporto vino-giovani?
R. L’ho detto. Il giovane riceve dai media una infinita quantità di informazioni.
E’ fatale che si faccia critico e che attui – attraverso delusioni e soddisfazioni – una sua particolare capacità di distinzione.
D. Un ricordo di Treviso e della Marca.
R. Uno? Millanta. Così che mi è difficile, proprio, sceglierne uno.
Tutte le sere, ad esempio, passate nella gioiosa Marca con Bepo Maffioli, un personaggio di grande cultura e spigolosa umanità, con cui discutere e approfondire ogni argomento.
D. Qualche vino trevigiano che ricorda particolarmente e perché?
R. Ad esempio il Prosecco di Cartizze, la prima volta che ne ho camminate le vigne, ant’anni fa, con Primo Franco (lui doveva essere un bambino). La dolcezza degli acini e più ancora la loro spiritualità, mi incantarono. Pregai Nino di dargli la massima cura e l’attenzione.
Ogni volta che ne assaggio lo spumante, il mio Spumante Superiore appunto di Cartizze, e lo Spumante Brut Rive di San Floriano, benedico quegli incontri e le mie raccomandazioni.
D. Qualche produttore trevigiano che meriti una segnalazione
R. Una domanda difficile.
Segnalo “a spanne” i luoghi più che i produttori delle mie sorprese migliori disseminate in più di cinquant’anni:
Volpago del Montello, Tezze di Piave, Ormelle, Pieve di Soligo, Refrontolo, oltre – ben chiaro – Conegliano e Valdobbiadene, ma potrei continuare.
Oggi nel cuor mi sta su tutti Maser e i suoi agricoltori.
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