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Maestosi dolci campani
Non amo particolarmente i dolci, ma l’assaggio – su suggerimento degli amici Donatella Caselli, wine&food tour operator, e Silvano Ripoli, direttore dell’Infopoint cittadino – di quelli di due pasticcerie di Salerno – Pantaleone Antica Dolceria (via Mercanti 73/745, tel. 089/227825; aperta nel 1868, è la più antica in città) e Dolce e Caffè (via F.P.Volpe 41/43, tel. 089/232680, www.dolcecaffè.it) – mi hanno letteralmente incantato: di maestosa bontà, capolavori di sostanza e finezza, di superiore lignaggio.
Della prima, la scazzetta (di forma tonda, è un pandispagna colmo di crema e fragoline di bosco poi coperto di glassa alla fragola; proprio tale copertura riporta al colore del copricapo dei cardinali, in dialetto chiamato “scazzetta” da cui il nome alla preparazione), la zuppetta (meno conosciuto degli altri al di fuori della Campania, ma fortemente nella tradizione; di forma rettangolare, con pan di spagna, pasta sfoglia e, a piacimento, ripieno di crema pasticcera o ricotta) e la sfogliatella riccia (“riccia“, mi spiega Donatella, “per l’aspetto che assume dopo la cottura. Infatti, a crudo l’esterno del dolce è una pasta sfoglia completamente liscia e compatta“).
Della seconda, i babà (dimensioni medio-grandi, soffici all’ideale per l’indovinatissimo dosaggio di bagna) e le sfogliatelle (classiche, d’elegante croccantezza nella sfoglia e sontuosa la ricotta nel ripieno).
Ah, l’Italia e le sue uniche, irripetibili vocazioni gastronomiche…
Fuori tema, ma “sempre” nel tema: mangiato mica male alla trattoria/braceria Ottantotto, via Masuccio Salernitano 60/62, tel. 089/2852792, www.braceriaottantotto.it.
Corretta cucina classico-marinara; assaggiati il sautè di conchigliacei, gli spaghetti all’astaco, il fritto. Fatti bene.
Gian Arturo Rota
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